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Che pasticcio, Giulia Torelli!

Giulia Torelli – in arte Rock and Fiocc – questa volta l’ha fatta proprio grossa! La closet organizer da più di 200mila follower ha fatto (di nuovo) un passo falso che non è passato inosservato agli occhi degli utenti.

Il fatto

Lunedì l’influencer, tramite le sue stories, si è scagliata contro i “vecchi” che, secondo il suo parere, non dovrebbero avere diritto di voto in quanto vecchi, appunto. Torelli avrebbe attribuito a loro la responsabilità della vittoria alle elezioni della destra accusandoli, per giunta, di essere “attaccati alla vita”. In realtà, non è la prima invettiva che l’influencer scaglia contro la categoria, solo che questa volta è finita in una cassa di risonanza inaspettata che l’ha fatta balzare sulle pagine delle maggiori testate online.

Chi di shitstorm ferisce, di shitstorm perisce

Contro Giulia Torelli si è scatenata una vera e propria shitstorm capitanata da Riccardo Pirrone, creatore digitale famoso per essere il SMM della celebre agenzia funebre Taffo, che nelle sue stories ha detto che: “Il prossimo brand che pagherà questa ragazza per delle sponsorizzazioni subirà una shitstorm che farò partire direttamente io, perché alcune persone capiscono solo se gli tocchi i sentimenti”.

Cosa è andato storto con Giulia Torelli?

Oggi un influencer è un touchpoint fondamentale per le aziende che vogliono ampliare la propria brand awareness e allargare il proprio bacino di utenza. La scelta del profilo adatto non avviene solo in base al numero di follower, ma anche (e soprattutto) analizzando l’autorevolezza e i valori che il creator trasmette, valori sempre più trasversali. Un esempio è il noto brand italiano di pasta che, oltre a farsi garante del made in Italy, associa il proprio nome anche a battaglie civili quali la parità di genere. Allo stesso modo, un brand di abbigliamento può farsi portavoce di una causa che esula dalla sua categoria e per farlo vuole associare il proprio marchio a un influencer che rispecchi i valori in questione.

Da questo si evince che l’utilizzo dell’influencer marketing da parte delle aziende è una strategia complessa che non converte solo in senso monetario, ma punta alla sensibilizzazione e alla fidelizzazione dell’utente-cliente. Insomma, gli influencer hanno una grande responsabilità verso i brand che rappresentano e naturalmente anche verso i follower. In un momento storico come questo dove il tema dell’inclusività è sempre più sentito, creare una comunicazione dove questo valore sia presente in ogni sua sfaccettatura è fondamentale. Chissà se la Torelli ci ha pensato.